Il Giovedì Santo la rievocazione della Cena del Signore con la lavanda dei piedi agli Apostoli dà inizio alle celebrazioni del Triduo Pasquale.
Seguendo una tradizione ormai che si tramanda di padre in figlio, i preparativi di questo momento liturgico nella Chiesa di Soverato Superiore vengono predisposti ogni anno da una famiglia della Parrocchia, in segno di ringraziamento e di devozione.
Alla stessa famiglia viene poi affidata la chiave del tabernacolo dopo la reposizione del Santissimo Sacramento fino alla liturgia del Venerdì Santo.
Questo gesto vuole significare il cammino di fede della famiglia, piccola chiesa, nella quale Cristo deve essere posto al centro.
Durante la liturgia, numerosi sono i segni che ricordano l’Ultima Cena:
- il pane, che ha la forma di una "cudura", ovvero di una corona di spine che ricorda quella posta sul capo di Gesù e viene preparato seguendo una lavorazione particolare che non lo fa ammuffire nel tempo. Alla fine della liturgia, il pane è distribuito ai fedeli che lo portano nelle loro case;
- il vino;
- l'agnello vivo, in ricordo della festa della Pasqua Ebraica secondo cui ogni famiglia portava un agnello vivo al Tempio per farlo sacrificare;
- il rosmarino, che rievoca le erbe amare che accompagnavano il consumo dell’agnello durante la Pasqua Ebraica. Questo segno ha un valore memoriale ricordando l’amarezza della schiavitù e del dolore che i nostri padri patirono;
- le arance, frutto tipico locale (dall'ultimo restauro realizzato sul dipinto dell'Ultima Cena di Leonardo, nella Chiesa di Santa Maria delle Grazie a Milano, è stata portata alla luce la presenza di una fetta d'arancia);
- il grano, simbolo dell'Eucarestia e della rinascita, che impreziosisce, insieme ai fiori, l'altare della reposizione, la cui preparazione è anche offerta dalla famiglia che offre la cena. Ogni anno, nei mesi che precedono la Santa Pasqua, il grano viene coltivato seguendo un'antica usanza che prevede che venga coltivato al buio in modo che possa assumere un aspetto candido e puro.
Al termine della celebrazione, il sacerdote, insieme a dodici uomini che ricordano i dodici Apostoli, accompagnano il Santissimo Sacramento al luogo della reposizione tenendo in mano una candela, segno di fede nella presenza di Cristo nell'Eucarestia.
Un momento spirituale forte è rappresentato dalla discesa della Madonna Addolorata tra i fedeli.
La Statua della Madonna viene portata, seguendo un'usanza che ricorre ormai da anni, presso l'abitazione della famiglia Tropea Aurelio che la custodisce fino al Venerdì Santo, quando durante la predica della Passione viene "Chiamata" e Le viene comunicata la morte del Figlio Gesù.
A notte inoltrata, al suono lugubre del tamburo e della "tocca" (in italiano "crotalo", un antico strumento a percussione in legno), si svolge poi per le vie del paese "la Turba" o "Pigghjata". In un clima di silenzio e tristezza del cuore, i dodici Apostoli della Cena annunciano per le vie del paese la cattura di Gesù nel Getsemani, per poi unirsi alla fine, alla preghiera insieme ai fedeli nell'ora santa.
- Testo tratto dal sito "Parrocchia Maria SS. Addolorata".
- Foto tratte dal sito "Parrocchia Maria SS. Addolorata".



